venerdì 3 maggio 2013

Introduzione ai chakra

Oggi vorrei introdurvi a un argomento che mi sta molto a cuore e su cui, ormai da anni, verte buona parte del mio lavoro: i chakra.
La parola "chakra" o "cakra", deriva dal sanscrito e significa "ruota".
Si tratta di centri energetici localizzati lungo la linea mediana del corpo, la cui funzione è quella di distribuire e regolare l’ energia preposta al corretto funzionamento del corpo, inteso in un’ottica olistica; e di sovrintendere all' efficace svolgimento di tutte le nostre attività vitali.
Sono quindi dei centri di trasformazione e di scambio energetico, che collegano la realtà fisica (l’organismo) con la realtà sottile (i pensieri e gli stati d’animo).
Ogni chakra è quindi connesso a particolari organi e funzioni fisiologiche, ma anche a emozioni e “settori” dell’ esperienza e della vita.
I chakra principali sono sette, e vengono spesso descritti come vortici o imbuti, con la parte più stretta rivolta verso il corpo.
L’ insieme dei sette chakra e dei canali energetici che li collegano tra loro compone il corpo energetico di ciascuno di noi.


Di seguito una breve descrizione di ciascun chakra e delle sue azioni:

I chakra MULADHARA, in sanscrito mula e adhara, cioè "radice" e "sostegno".
Il chakra della radice è legato all’elemento Terra, ed è la sede dell’energia kundalini, la forza vitale, l’energia cosmica presente in tutti gli esseri viventi che giace addormentata in forma di serpente arrotolato su se stesso, alla base della colonna vertebrale.
Se il chakra Muladhara è disarmonico, l’energia vitale ristagna e l’individuo può soffrire di stanchezza, debolezza fisica, mancanza di coraggio, paure, fobie, carenza di fiducia, depressione, mancanza di realismo e di concretezza.

II chakra SVADHISTHANA, chakra sacrale, centro del sesso, il termine sanscrito significa "dolcezza", "dimora delle emozioni".
Associato all’elemento Acqua, si connette quindi ai concetti di fluidità, flessibilità e divenire.
È qui che si realizza l’incontro/scontro dei due poli opposti Yin e Yang, ed è sempre qui che risiede la potenziale e auspicabile possibilità di una loro integrazione armonica all' interno di noi stessi.
Se questo chakra è disarmonico, l’individuo può soffrire di sensi di colpa, ansia della perdita, gelosia, debolezza, svogliatezza e depressione, ma anche aggressività e ossessioni.

III chakra MANIPURA, chakra dell’ombelico, centro del plesso solare.
Il termine Manipura significa "gioiello luminoso" o "luogo delle gemme preziose".
Associato all'elemento Fuoco, è un eccezionale accumulatore di energia vitale, che da qui si irradia in tutto il corpo.
A questo chakra sono legati i concetti di consapevolezza di sé e di attuazione delle proprie inclinazioni e dei propri talenti; ma anche la compassione e l’empatia, la capacità di entrare in risonanza emotiva e spirituale con gli altri uomini e con gli altri esseri viventi.
Quando Manipura non è equilibrato genera, da un lato: inibizione, sentimentalismo, autocommiserazione, insicurezza, disturbi alimentari, disturbi del sonno, incubi; dall’altro: irritazione, aggressività, sete di potere.

IV chakra, ANAHATA, chakra del cuore, al centro del petto, il cui nome significa “non battito”.
Costituisce il centro dell’essere umano, e collega i tre chakra inferiori, maggiormente legati al corpo fisico e all’istinto, ai tre superiori, relativi alla mente e alla coscienza superiore.
Associato all' elemento Aria, Anahata è la sorgente della compassione, dell’amore, del senso di responsabilità verso gli altri, della tolleranza e del potere di guarigione.
Al IV chakra disarmonico corrisponde egoismo, intolleranza, freddezza di sentimenti, isolamento, ostilità, asocialità, invidia, gelosia, odio, incapacità di dare,ma anche scarso senso della propria individualità, scarso amore di sé e autostima insufficiente.

V chakra VISHUDDHA, il cui nome significa "purificazione".
È il centro energetico della gola, a cui si associa la capacità di espressione e di comunicazione dell’individuo.
Questo chakra collega il centro del cuore con i chakra della testa, fungendo da legame tra sentimenti e pensieri.
Vishuddha equilibrato consente alla persona di esternare liberamente il proprio mondo esteriore, se invece è squilibrato comporta timidezza, inibizione, incapacità di esprimersi e una cattiva comunicazione tra mente e cuore.

VI chakra AJNA, il “terzo occhio”, il chakra della fronte, centro della consapevolezza spirituale dell’individuo.
Il nome sanscrito significa "sapere, percepire".
Al corretto funzionamento di questo chakra è collegata l’intuizione, la saggezza, la visione dall’alto, l’energia guaritrice e creatrice.
Quando Ajna è in uno stato disarmonico, il soggetto può avere difficoltà di apprendimento e di concentrazione, paura, confusione interiore e disturbi mentali.

VII chakra, SAHASRARA, il cui nome significa "mille volte tanto, mille".
Anche chiamato "chakra della corona", è situato al centro della sommità del capo.
È il centro energetico connesso al proprio approccio spirituale, che ci pone in relazione con l’energia cosmica, con l’Assoluto; ed è legato ai concetti di: comunione con l’universo, forza spirituale, religiosità, fede.
Se Sahasrara non è equilibrato, il soggetto può tendere all’isolamento e alla perdita di senso della realtà.

Nessun commento:

Posta un commento